giovedì 28 luglio 2016

Mezamenagara dreaming, o sognando ad occhi aperti

Avete presente quando siete in una di quelle fasi della vita in cui vi siete appena laureati, avete trascorso una serata di baldoria con amici, animali e parenti a scassarvi di alcol e pizzette, vi sentite i conquistatori dell’universo neanche aveste appena salvato il pianeta da un’incombente minaccia aliena, ma la mattina seguente vi svegliate, vi trovate a fissare il soffitto e vi chiedete “oh, cacchio, e adesso che faccio”? Ed è implicito che quell'”e adesso che faccio” sia sinonimo di “cosa faccio ora della mia vita”. Ecco, questo è proprio quello che è capitato a me, esattamente quindici giorni fa, quando mi sono resa conto, per l’ennesima volta, di essere tornata al punto di partenza, ossia più grande, squattrinata e senza meta, ma con un foglio di carta in più tra le mani. “Bene” mi sono detta, “che posso farci con questo pezzo di carta in più?”. Di certo la carta da sola non aiuta, soprattutto se la tieni incorniciata in cameretta e non la lasci vedere a nessuno. Devi quantomeno scrivere di avercela su un curriculum e mandarne quanti più possibile, sperando che qualcuno sia così gentile da darci almeno un’occhiatina, prima di cestinarlo senza alcuna pietà. Ho chiesto consiglio al mio buon senso ed, ovviamente, mi ha risposto che forse avrei dovuto cominciare, prima di tutto, a buttar giù qualche qualche idea per scrivere una storia della mia vita affascinante e convincente abbastanza da smuovere l’animo di qualche temibile datore di lavoro。Così, munita di carta e penna, mi sono messa a pensare per raccogliere qualche informazione su me stessa e sapete cosa? Non so se il risultato sia stato molto soddisfacente… “Per prima cosa”, ho pensato, “dovremmo iniziare dalle presentazioni”:
Nome? Dareka.
Cognome? Nobody.
Mmh. Ok, già il principio non èmolto incoraggiante, ma mi sono rassicurata col fatto che, andando avanti, qualcosa di buono sarei pure riuscita a tirarlo fuori. Certe volte bisogna almeno avere il coraggio di compilare un questionario sui propri connotati per poter dire di averci messo tutta la buona volontà per cambiare la propria vita in meglio.
Nazionalità? Giappones-, no, aspetta, italiana. È italiana. “Dareka”, mi sono richiamata, “dovrai mettertelo in testa, prima o poi, che all’apparenza non sei più ilsamurai dei tempi belli e che alla Shinsengumi non assumono ormai da un bel pezzo. Più in fretta ti cuci ai neuroni che oggi appari come una giovane italiana disoccupata, con il sogno nel cassetto di tornare a giappolandia e di fare la reporter, più facile sarà (forse) darti una mossa a trovare il modo di mettere in pratica questo progetto. Guarda che lo sai che non arriva niente dal cielo, devi prima dimostrare di aver saputo fare qualcosa. E adesso, forza, andiamo avanti”.
Istruzione e formazione? Tanti anni di studio in Yamatologia, tra Italia e Giappone. Certo, sarebbe meglio scrivere “Giapponologia”, così eviteresti di sentirti chiedere per l’ennesima volta “Cos’è? Si mangia?”, ma poi suonerebbe molto cacofonico e ben poco professionale. Lasciamo “Yamatologia”, và, che è meglio. Almeno attirerà i curiosi.
Esperienza lavorativa? Ehm… domanda di riserva?
Skill? Vale come skill attaccare bottone con chiunque e iniziare a parlare a raffica del Giappone, delle sue usanze, dei suoi costumi, della storia, del folklore e non smettere fino a ricevere una botta in testa? Mi sembrava una valida opzione, così l’ho lasciata. Ho pensato “Tanto ‘sto coso chi se lo legge?”.
Bene. Adesso avete presente quando avete finito di scrivere, andate a rileggere la vostra creazione e ne restate così inquietati da volervi auto-cestinare, facendo risparmiare a chi dovrà leggere il vostro curriculum un mucchio di tempo prezioso? Ecco, mi è successo anche questo ed è stato in quel momento che ho realizzato che non forse avrei fatto meglio a darmi all’ippica ormai anni or sono. Ma piangersi addosso non è mai stata una gran soluzione per risolvere niente e allora mi sono chiesta “che cos’è che potrei fare per ammazzare il tempo, facendo qualcosa di costruttivo conciliandolo alla mia passione, di modo che possa confluire anche col mio obiettivo pricipale?”. Ebbene, la risposta eccola qui, davanti a voi, nella creazione di questo blog, che molto probabilmente sarò l’unica a leggere, ma, hey!, chi non ci prova nemmeno ha già perso in partenza, no? E poi cosa c’è di più bello che cercare di fare qualcosa per gli altri, anche se solo parlando di piccole cose che ci accomunano e che rappresentano la passione che abbiamo in comune, nel frattempo che ci si batte per raggiungere un obiettivo? “Ecco, facciamo questo”, mi sono detta, “proviamo a portare il Giappone nel cuore della gente che lo ama quanto me, a condividere con loro quello che ho imparato in questi anni di studio e di viaggi in giro per i luoghi reali e virtuali del Sol Levante, a farli sognare ad occhi aperti mentre anche io, come molti di loro, cerco di realizzare un sogno, il sogno di tornare a stare lì per sempre, di vivere e parlare in prima persona di quello che amo”. Che c’è di più bello di condividere le proprie esperienze con chi ne ha vissute di simili o ne vivrà in futuro? Da oggi comincia per me una grande avventura nipponica, un viaggio nell’essenza del Giappone, che vi racconterò passo passo, dall’umile basso delle mie modeste conoscenze.
Chi mi ama, mi segua.
Dal paese di Dareka per ora è tutto.
Restate sintonizzati.

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